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Nuove linee guida per i farmaci anti-obesità: si parte a 12 anni

Farmaci Redazione DottNet | 28/02/2023 20:40

Le indicano la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp) alla luce dei farmaci ora disponibili. Quattro italiani su 5 non distinguono il sovrappeso dall'obesità

La prima scelta è l'adozione di uno stile di vita sano, con un'alimentazione corretta e regolare attività fisica ma quando ciò non basta, già a partire dai 12 anni di età nei ragazzi obesi è possibile usare farmaci per perdere peso e abbattere il rischio di sviluppare malattie correlate a un peso eccessivo.   È questa l'indicazione delle nuove linee guida per il trattamento dell'obesità infantile e degli adolescenti della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp) alla luce dei farmaci ora disponibili, di cui uno autorizzato nel dicembre scorso anche per uso pediatrico che sta entrando nella pratica clinica. Ad oggi infatti in Italia sono autorizzati soltanto due farmaci contro l'obesità anche per la fascia pediatrica: la Setmelanotide, per alcune forme genetiche rare di obesità a partire dai sei anni in poi e la Liraglutide per le forme di obesità comune a partire dai 12 anni in poi.

La liraglutide, approvata a dicembre scorso. è un analogo di un ormone gastrointestinale umano, il GLP-1 che agisce riducendo l'appetito.  In Italia, soffre di obesità quasi il 10% dei bimbi (circa 700mila fra i 5 anni e i 15 anni); di questi, oltre 150mila sono obesi gravi.  "L'obesità non è una colpa né una scelta, ma una malattia cronica e complessa non del bambino ma di tutta la famiglia", afferma la presidente Siedp Mariacarolina Salerno. Tuttavia, sottolinea Maria Rosaria Licenziati, segretario generale della Siedp, "dire che l'obesità è una malattia non significa che è sempre necessario un approccio farmacologico né tantomeno chirurgico. Lotta alla sedentarietà e un'alimentazione sana degli adolescenti e delle loro famiglie rappresentano il primo tentativo da fare".   "Il farmaco non sostituisce, ma si affianca alla correzione dello stile di vita. Una possibilità che non avevamo e che ora è disponibile: farmaci che comportano una riduzione del peso anche del 10%», ribadisce il primo autore delle linee guida, Claudio Maffeis, professore di Pediatria all'Università di Verona. "Poi, se nemmeno le medicine funzionano, si può considerare l'intervento chirurgico", conclude Maffeis.  Per rimarcare l'importanza di uno stile di vita sano, sabato 4 marzo in quattro città (Napoli, Genova, Parma e Messina) la Siedp, con il supporto dell'Unione Italiana Sport per tutti, promuove l'iniziativa "Bambini in piazza per la Salute", nell'ambito della quale saranno offerte visite gratuite ai bambini e saranno fornite indicazioni per adottare corretti stili di vita.

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Solo il 18% degli italiani conosce la differenza tra obesità e sovrappeso; il 47% sovrastima il numero di obesi in Italia, l'84% ritiene che il problema sia aumentato a causa della pandemia e c'è pessimismo su un ritorno alla normalità. Sono alcuni dei dati emersi da un sondaggio commissionato da Allurion e realizzato da YouGov in vista del World Obesity Day 2023 che si è celebra il 4 marzo.     Dalla rilevazione, condotta in 7 paesi tra cui l'Italia, è emerso che gli italiani tendono a essere meno informati rispetto ai cittadini di altri paesi su come comportarsi in caso di obesità: il 75% indica un consulto con un nutrizionista come unica soluzione, segue un consulto endocrinologico per il 39%.  Indietro la chirurgia bariatrica (22%), il palloncino gastrico (11%), le app di dieta sullo smartphone.   Il sondaggio rileva inoltre che per gli italiani persistono stigma e discriminazione legati all'obesità. Quesi 3 persone su 4 ritengono che oggi la discriminazione legata al peso sia più marcata rispetto al passato e che in questo fenomeno media e social media abbiano una notevole responsabilità. Per il 69% il sovrappeso può portare a isolamento e a difficoltà nell'avere relazioni affettive. Per circa il 60% è causa di atti di bullismo e comporta disparità sul lavoro, essendo fonte di difficoltà a trovare un impiego e influenzando l'entità del salario.

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